Altra difficoltà inaspettata per il campione altoatesino: il fastidioso cambio di programma è stato appena ufficializzato
Non c’è pace per il fuoriclasse della Val Pusteria. Già vessato dall’accordo stipulato con la WADA – che ha accettato uno stop di tre mesi per il tennista, che potrà tornare alle competizioni ufficiali solo dopo il 4 maggio – Jannik Sinner deve fronteggiare altre difficoltà probabilmente sottovalutate al momento della sentenza.

Interdetto fino al 13 aprile dagli allenamenti in strutture pubbliche e/o con giocatori in attività e/o affiliati ad una qualsivoglia federazione, il numero uno del mondo ha vagliato tutte le ipotesi per continuare ad allenarsi in attesa della ripresa ‘normale’ delle attività. Pur essendo già in piedi l’ipotesi di trasferirsi in quel di Dubai fino alla ‘training deadline’ di metà aprile, il nativo di San Candido è stato avvistato, in questi giorni, in quel di Monte Carlo. Che sarebbe anche la sua residenza ufficiale.
Le voci di una prima parte di sessione di lavoro da espletare nel più che familiare ‘Country Club’ della ricca località monegasca avevano preso piede nell’etere. Probabilmente dopo qualche settimana Sinner si sarebbe trasferito negli Emirati Arabi Uniti, ma sembrava certo che intanto potesse imbracciare la racchetta a Monte Carlo. E invece no. Il comunicato ufficiale ha stroncato qualsiasi possibilità in tal senso.
Sinner, arriva lo stop del ‘Country Club’: la nota ufficiale
“Il Monte Carlo Country Club è affiliato a tutte e due le federazioni di tennis: francese e monegasca. È un circolo privato ma non lo esonera dai suoi obblighi: affiliarsi alle due federazioni di tennis francese e monegasca. Monegasca perché è il Club di Tennis del Principato. Un Club di tale dimensioni non avrebbe potuto essere costruito sul territorio monegasco. Francese: perché si trova sul territorio francese a Roquebrune Cap Martin“. Con questa nota, affidata all’ufficio stampa del circolo, diventa ufficiale, per Jannik, il divieto di allenarsi nello stesso impianto.

Ecco che quindi l’ormai tristemente famosa clausola di sospensione trova una diretta applicazione nell’interdizione a strutture che, come quella del Principato, risultino in realtà appartenenti in qualche modo alle federazioni ufficiali.
Un fastidioso ennesimo ostacolo per il fuoriclasse azzurro, costretto ad anticipare la trasferta asiatica – si parlava anche di Marbella o gli Stati Uniti come alternative – pur di mantenere intatto il tono muscolare e l’abitudine a colpire la pallina.