Il fuoriclasse azzurro scalpita, ma il rientro in campo è ancora lontano: intanto i rivali provano ad insidiare la sua posizione…
Deve essere veramente frustrante dover stare fuori per tre mesi. Un lasso di tempo che magari potrebbe sembrare irrisorio se confrontato con la pausa forzata che qualche collega si è dovuto prendere (leggi Matteo Berrettini) a causa degli infortuni, ma c’è anche da contestualizzare il momento storico.

Jannik, grazie al bis di Melbourne, stava brillantemente continuando sulla falsariga del 2024 (una stagione in cui ha dominato il circuito con 7 tornei vinti, ai quali aggiungere le ATP Finals e la Coppa Davis), che lo aveva visto tra l’altro chiudere l’anno solare in testa al ranking e con un vantaggio siderale sui rivali, quando è calata la mannaia della WADA.
Frutto di un quasi forzato compromesso tra il campione e l’Agenzia Mondiale Antidoping, ma comunque una squalifica. Certamente ridotta rispetto a cosa avrebbe rischiato Jannik se si fosse andati al processo al TAS di Losanna, ma in ogni caso la pausa non può certo aver reso felice il nativo di San Candido.
E così, subito dopo il trionfale Happy Slam di inizio stagione, Jannik è stato costretto ad appendere temporaneamente la racchetta al chiodo. Intanto, in sua assenza, i rivali provano ad insidiare la sua posizione. L’azzurro ha ancora un ottimo margine per ripresentarsi il 5 maggio in testa alla graduatoria mondiale, ma dietro i colleghi spingono. Non riuscendo sempre nel loro intento.
Sinner fermo, Zverev e Alcaraz ci provano ma…
Se il più diretto inseguitore di Jannik in classifica – quel Sascha Zverev che ha provato inutilmente a contendergli il titolo in Australia – fatica a trovare ritmo nel nuovo anno, Carlos Alcaraz sembrava aver trovato quel quid – corrispondente al suo enorme talento – per prendere temporaneamente il posto dell’italiano come dominatore del circus. Sembrava, appunto.

Già vincitore a Rotterdam, protagonista di un brillante cammino, con punte di tennis fantascientifico, in California, il nativo di Murcia è crollato in semifinale contro Jack Draper. In un match assolutamente pazzo (il primo parziale è stato vinto dal britannico 6-1, il secondo 6-0 dall’iberico), il nuovo numero 8 del mondo ha regolato 6-4 al terzo il bicampione di Wimbledon. Costringendolo a rinunciare all’idea di fare il tris nel primo dei due Masters 1000 americani sul cemento.
Al di là di questo piccolo inciampo però, il classe 2003 spagnolo sembra avere le carte in regola per dar più di una preoccupazione a Jannik quando questo rientrerà in pista. Con tutta la pressione addosso e con l’obbligo di dimostrare ancora chi sia il miglior giocatore del mondo.