Ad un mese dall’accordo tra il campione azzurro e la WADA sul caso Clostebol, la questione tiene ancora banco: arriva la ‘sentenza’
È finita. Forse ci si sarebbe potuti augurare di meglio, soprattutto in relazione all’innocenza dell’atleta già precedentemente stabilita da un tribunale indipendente chiamato in causa dall’ITIA. Ma la parola ‘fine’ è stata comunque messa.

Jannik Sinner, come noto, ha patteggiato una squalifica di tre mesi con la WADA, l’Agenzia Mondiale Antidoping che aveva di fatto ‘impugnato’ le delibere dell’ITIA chiedendo un nuovo riesame presso il TAS di Losanna. La richiesta del massimo organismo mondiale in tema di doping era stata addirittura di due anni, se i giudici avessero accolto in toto le accuse e/o se fossero emersi altri elementi. Che avrebbero dimostrato la malafede del tennista.
Una vicenda iniziata proprio sui campi dove ora Carlos Alcaraz e gli altri si stanno contendendo lo scettro di campione ad Indian Wells si è chiusa lo scorso 15 febbraio. Jannik non potrà tornare a giocare fino a tutto il 4 maggio prossimo. E non avrà l’opportunità di allenarsi in strutture pubbliche e con coach o tennisti affiliati ad una qualsivoglia federazione fino al 13 aprile.
Una sentenza ‘dolce’, secondo i suoi detrattori (Nick Kyrgios in primis). Scandalosa per chi, da Adriano Panatta ad Angelo Binaghi, ha sempre sottolineato l’innocenza del numero uno del mondo.
Caso Sinner, l’ex tennista si espone: “Non capisco”
Dopo aver incassato i dubbi di Novak Djokovic su come sia stato condotto l’intero procedimento, il nativo di San Candido ha accolto con piacere, anche se un po’ beffardamente, il parere di Ross Wenzel, il General Counsel della WADA, intercettato ai microfoni della BBC qualche giorno fa.

“Il caso di Sinner era lontano un milione di miglia dal doping. Dalla documentazione scientifica che abbiamo ricevuto emergeva come questo non fosse un caso di doping intenzionale, nemmeno in micro-dosaggi”, ha ammesso. Frasi che inevitabilmente porterebbero a dire: ‘E allora perché la WADA ha chiesto due anni di squalifica?‘.
Tralasciando per un momento il discorso sulla coerenza di norme e comportamenti dell’organismo mondiale – attaccato da più fronti anche per altri casi di doping – Jannik ha certamente accolto favorevolmente la decisa opinione in merito di Feliciano Lopez, ex campione iberico (5 le Davis in bacheca con la formazione che comprendeva anche un certo Rafa Nadal), oggi Direttore dell’ATP Masters 1000 di Madrid.
“Jannik ha dimostrato di non avere alcuna responsabilità per il fatto di essere stato trovato positivo. Non capisco perché sia costretto a stare fermo per tre mesi.Un giocatore innocente, che non ha barato per migliorare le sue performances, non dovrebbe avere nemmeno una giornata di squalifica“, ha tuonato lo spagnolo. E come dargli torto…